Era il 1999 quando per la prima volta vidi un’operetta al Teatro Verdi. Avevo 4 anni. Ciò che mi affascinò fu il sogno, la magia che percepivo guardando quelle scenografie da togliere il respiro, per non parlare dei costumi. Ricordo un teatro enorme. Per un bambino tutto è più bello, più etereo.
Oggi è stato emozionante essere nuovamente al Teatro Verdi per il Festival dell’Operetta. È stato come tornare indietro nel tempo, rivivere in parte quella magia.
Complimenti ad Andrea Binetti per aver messo in scena “Il Paese dei Campanelli” con quell’eleganza e attenzione capaci di trasformare la realtà in sogno.
Bravi tutti: scoppiettante il terzetto Max Renè Cosotti, Gualtiero Giorgini e Alessio Colautti, vulcanica Michela Vitali, di affettuosa intesa la coppia Selma Pasternak e Gillen Munguia, frizzanti e giocosi Danae Rikos e Giacomo Segulia, accattivante Federica Vinci, colonna portante Andrea Binetti.
Un plauso anche al Maestro Andrea Albertin, Morena Barcone, movimenti coreografici e Paolo Longo, Maestro del Coro.
100 anni dalla nascita del Paese dei Campanelli che sul palcoscenico del Teatro Verdi riesce a unire un po’ della nostra Trieste con il fascino d’altri tempi di un genere che non smette mai di regalare emozioni.