Qui e ora. Qui e ora bisogna vivere. Lo spettacolo con Paolo Calabresi e Valerio Aprea è un inno alla vita, se vogliamo. Un insegnamento che invita lo spettatore a spostare l’attenzione e a riflettere sulle cose vere che ci circondano, sulle cose che contano.
Con una scena molto essenziale, i due attori, grazie anche alla regia ben calibrata tra il riso e il dramma, firmata da Mattia Torre, incarnano nei personaggi che interpretano uno spaccato sociale e comportamentale tipico dei nostri tempi. È impossibile non ritrovarsi e non ritrovare tanti comuni scenari che a volte raggiungono l’assurdo in una quotidianità ormai alla deriva.
Dopo un incidente stradale, i due personaggi caratterialmente opposti si ritrovano a confrontarsi rivelandosi invece molto simili. I soccorsi tardano a venire, l’atmosfera che avvolge la scena a volte si fa paradossale, alimentata anche dalla violenza verbale, dalle situazioni che si creano.
Emerge la realtà, nuda e cruda, senza filtri, senza mezzi termini. Ma viene servita su un vassoio di battute simpatiche che sdrammatizzano per non impazzire. Aurelio (Paolo Calabresi), uno chef di un programma radiofonico è costretto a fare la diretta nonostante stia male, portando con sé una triste verità: vittime del lavoro, del voler esserci sempre, qui e ora, in un mondo che per certi aspetti non sembra più appartenerci, dove l’essere umano in quanto tale sembra non valere più nulla. Si vuole tutto e subito.
E per i problemi irrisolti? C’è sempre l’analista. Quando basterebbe semplicemente fermarsi per un attimo e riflettere, pensare, dedicare più tempo a se stessi. Ma c’è anche il cibo con la sua spettacolarizzazione, perché ormai lo chef — come ben ricorda Aurelio — non cucina, ma dà consigli, motiva la gente. Perché una semplice pasta al pomodoro, quando puoi preparare dei piatti che solo pronunciando il nome sono impossibili da concepire.
All’opposto, c’è Claudio (Valerio Aprea), con una serie di frustrazioni, cose non dette, che pian piano trova il coraggio e alla fine dello spettacolo stravolge il lineare tessuto narrativo. Mattia Torre con la sua scrittura ti fa sentire vittima e colpevole al contempo, non risparmia nulla, racconta la realtà, lasciando un segno. Qui e ora. Andate a vederlo.
Un plauso agli attori.
Ancora oggi al Teatro Bobbio di Trieste.