“Tenente Colombo. Analisi di un omicidio“: uno spettacolo accattivante al Teatro Bobbio di Trieste. Nonostante il pubblico conosca il colpevole fin dall’inizio, la drammaturgia riesce a rapire l’attenzione in un gioco intrigante a ritroso. Una partita a scacchi guidata dal Tenente Colombo che dietro a un’apparente incapacità nasconde uno sguardo in grado di cogliere ogni dettaglio.
Gianluca Ramazzotti costruisce il personaggio del Tenente con la giusta dose di ironia, dove ogni suo movimento scenico si fa voce di un’identità ben misurata. Suo fedele compagno Cane, un simpatico cane che sa stare sul palcoscenico seguendo i tempi (bravo Oliver!).
A giocare con Colombo su questa scacchiera: lo psichiatra, il dott. Fleming interpretato da Pietro Bontempo che chirurgicamente restituisce al pubblico un personaggio che tiene la scena oscillando tra razionale e irrazionale. Nei panni del Procuratore troviamo Nini Salerno, abile giocatore che si aggiunge alla scacchiera in un triangolo di illazioni.
Samuela Sardo nel ruolo di Susan Hudson, l’amante di Fleming, partecipa a questa partita, tra un alternarsi di consapevolezza e negazione. Sara Ricci invece, dà vita a Claire, la moglie dello psichiatra, un personaggio che risveglia quell’atmosfera americana degli anni sessanta con un taglio cinematografico. Non a caso la scenografia, funzionale all’intreccio, ci regala frammenti di fotogrammi.
Lo studio del dottor Fleming se vogliamo rappresenta il di fuori, la parte razionale, dove tutto scorre linearmente. L’appartamento invece dove avviene l’omicidio è l’interno, un posto privato, ed è lì che l’irrazionale prende il sopravvento. Esterno. Interno. Conscio. Inconscio.
Una regia, quella di Marcello Cotugno, che ha ben colto la drammaturgia originale di Richard Levinson e William Link. Traduzione e adattamento a cura di Cotugno e David Conati.