Quattro attori in scena. Il respiro dell’Europa che non conosce confini. “Un sogno a Istanbul” avvolge con le sue penetranti atmosfere che sanno di Balcani. Il profumo metaforico della cotogna è il fil rouge dello spettacolo che diventa voce collettiva. Respiro e voce. Ed è proprio tra i respiri e le voci degli interpreti che il tempo presente si annulla, lasciando spazio ad un susseguirsi di intense emozioni.
Maddalena Crippa non interpreta solamente Maša, la rende viva, assorbendone i tratti, i modi, l’essenza di una donna dei Balcani, forte, sicura, ma con una sensibilità poetica che arriva al cuore. Capelli lunghi, rossi, sguardo penetrante, movimenti leggeri, Crippa emana un’energia esplosiva che trova come sua complice la profondità interpretativa di Maximilian Nisi che dà vita all’austriaco Maximilian von Altenberg, mandato per lavoro a Sarajevo, nel 1997. Un corpo che scenicamente non conosce limiti, quello di Nisi capace di raccontare ciò che la voce a volte fatica a dire, soffocata dalla sofferenza o dalla gioia di un istante.
Nutriti dalla passione di chi sa cogliere l’attimo, finiscono per consumarsi in un’esistenza terrena che non ha più nulla da dare, mentre l’anima continua a ricercare il profumo della cotogna, salvifica.
Adriano Giraldi carontianamente conduce queste Anime con la consapevolezza della fragilità della vita, senza dimenticare la sua poeticità. Mario Incudine aggiunge alla narrazione quella componente musicale che risveglia la spinta più pura e la bellezza delle tradizioni, in grado di descrivere quell’Europa che ancora oggi fa parte della nostra identità.
Alberto Bassetti con la sua scrittura porta sulla scena un’altalena di cruda delicatezza, rafforzata da una scenografia (Andrea Stanisci) che con quel piano inclinato fa percepire la precarietà della vita. Un’orchestrazione, quella di Alessio Pizzech, che conosce i tempi dell’anima, del fragile stupore di uno sguardo, l’energia che si sprigiona da un avvicinamento di due corpi che sono solo l’involucro di un amore che non conosce tempo, né confini.
“Žute dunje, aman, aman, Žute dunje iz Stambola…”
Avete tempo fino a domenica 18 febbraio 2024: al Teatro Bobbio di Trieste!
(Spettacolo liberamente ispirato al romanzo “La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz)